La Valle d’Aosta letteraria può vantare di alcune penne di gran prestigio, come le tre poetesse valdostane che andremo a scoprire e, magari per alcuni, riscoprire in questo articolo. Parliamo di Eugenia Martinet, Armandine Jérusel e Anaïs Ronc Désaymonet. Tre vere e proprie punte di diamante della letteratura valdostana.
Per parlare delle poetesse valdostane dobbiamo sapere cos’è il patois valdôtain
Il patois valdôtain altro non è che il dialetto valdostano. Viene definito localmente “patois”, ed è una varietà dialettale della lingua francoprovenzale parlata in questa regione. Le poetesse Eugenia Martinet, Armandine Jérusel e Anaïs Ronc Désaymonet sono tra le esponenti principali di questa varietà dialettale. Le loro poesie, insieme a quelle di molti altri poeti valdostani e autori di prosa, sono scritte in patois.
Eugenia Martinet, alla scoperta delle poetesse valdostane
Nata ad Aosta nel 1896, proviene da una delle più antiche e note famiglie aostane. Dopo il matrimonio, nel 1920, lei, il marito Luigi e il figlio Giulio si trasferiscono a Milano. Nel capoluogo lombardo, Eugenia, chiamata anche Ninì, si dedica all’insegnamento. E proprio in questa città approfondisce anche la sua formazione intellettuale e politica. L’Università di Torino le ha permesso di conoscere Antonio Gramsci, la vita a Milano le permette di avvicinarsi all’ambiente dell’avanguardia antifascista di Riccardo Bauer, storico, politico e antifascista italiano. Conosce anche intellettuali come Umberto Saba, Eugenio Montale, Carlo Emilio Gadda e, tra i tanti altri, anche Nilde Iotti e Palmiro Togliatti. La sua famiglia viene divisa dalla Seconda Guerra Mondiale, ma fortunatamente, nel 1946, riesce a ricongiungersi con i suoi cari.
La scoperta del patois valdostano le permette di trovare un proprio stile letterario e di sperimentare un linguaggio più complesso e dei ritmi poetici diversi. Vede nel patois il naturale sbocco del suo essere uno “spirito libero” e lo stile linguistico perfetto per esprimere le sue vicende familiari, ma anche la sua condizione di valdostana lontana dalla sua terra natia. In sostanza, per Eugenia Martinet, il patois valdôtain è la sua identità. Prima di conoscere il dialetto valdostano, la Martinet componeva esclusivamente in italiano, lingua con cui era stata istruita.
Armandine Jérusel, ironia e intimità in versi
Nasce a Aymavilles nel 1904, nella valle di Cogne, dove ha insegnato come maestra presso le scuole di Vieyes. Siamo a metà del Ventennio e Armandine insegna francese, anche se le leggi fasciste lo proibiscono. Successivamente abbandona il lavoro come insegnante e diventa prima impiegata, poi segretaria del “Comité des Traditions Valdôtaines“.
Una donna giovanile, allegra e di mentalità aperta che ci ha lasciato quattro raccolte di poesie in patois e in francese. Nei suoi versi ritrae con ironia alcuni personaggi tipici, quadretti di vita agreste e mette a nudo i sentimenti più intimi e delicati che accompagnano la vita di un uomo.
Anaïs Ronc Désaymonet, poesia e leggende
Nata nel 1890, è conosciuta dai valdostani anche con il nome di Tanta Neïsse. Lavora anche lei come maestra, ruolo che le ha permesso di conoscere al meglio i bambini, tanto da scrivere e pubblicare tre libri di lettura per gli scolari. Oltre a questi libri, ha pubblicato anche un opuscolo sulla vita e le leggende della Valle di Cogne e la raccolta Poésie campagnarde (poesia campagnola). Sparsi nei quotidiani locali, sono comparsi anche altri raccolti e versi, ispirati dalla vita contadina.
Mentre insegna si dedica anche al rilancio dell’artigianato dei pizzi al tombolo e, con una campagna pubblicitaria per i turisti, cerca di farlo conoscere e apprezzare anche al di fuori della regione. Il suo contributo alla Valle d’Aosta non finisce qui. Consigliere regionale per ben due volte nel dopoguerra, è anche cofondatrice del “Comité des Traditions Valdôtaines“, di cui Armandine Jérusel è segretaria.